Saturday, February 17, 2007

Name and Surnames


























1) Marco Tarzan

2) La mia casetta

3) Jester che spiega alle donne

4) Wilson, Jester in classe


Stavo tornando a casa dal lavoro ieri sera attorno alle 18.30 e ascoltavo una versione punk di “Take me Home country road” mentre percorrevo l’accidentata strada in mezzo alla campagna che porta a Chikuni. Il sole tramontava e come ben sapete i tramonti africani sono leggendari a ragione. Avevo appena finito il quarto giorno di training con le mie donne.
Ad essere onesto devo ammettere che su 28 clienti selezionati nella prima fase, 5 sono uomini. Ma sono uomini un po’ sui generis: timidi, arrivano sempre in orario, non alzano mai la voce. La mia teoria è che 23 donne incuterebbero timore anche a Mike Tyson e John Wayne Boobit. Meglio lasciarle parlare e menarle a casa, forse stanno pensando.
In questa mia lunga assenza dagli schermi freddini e un po’ distaccati del computer ne sono successe di cose.
Vediamo se riusciamo a riassumerle senza annoiarvi.

Gli ultimi dieci giorni di gennaio ho avuto una costipazione da cavallo. Normalmente quando si va in Africa su tutte le guide c’è scritto: lavate la frutta, non mangiate verdura cruda, non bevete l’acqua etc, altrimenti…..il bagno diventerà la stanza preferita della vostra casa.
Ebbene, io il mio bagno non mi ricordavo più nemmeno dove fosse. Quindi ho iniziato a mangiare la frutta bella impolverata, poi non cuocevo la verdura e addentavo i pomodori direttamente dai banchi del mercato, mi facevo dei gran bicchieroni di acqua di Chikuni, che dal rubinetto durante la stagione delle piogge sgorga bella marroncina, tipo piaghe d’Egitto.
Ma niente.

Poi per fortuna ad allietare i miei giorni (lasciate perdere battute varie, sono serio ora) è arrivata direttamente dalla Germania Saskia, che si è fermata due settimane, le intenzioni sono che ritorni per l’estate a giugno per 3 mesi. Vediamo e speremo ben.
Come avete visto dalle foto sono state 2 settimane molto intense. Dopo un bel weekend a Lusaka dove abbiamo dormito in una sorta di camping/lodge con animali che girano attorno alle case: zebre, giraffe, antilopi, abbiamo ripreso la via di Chikuni e lì mi aspettava una marea di lavoro. Sono settimane piene, tenuto conto che il 2 marzo dovrebbe esserci la prima consegna dei prestiti alle associazioni e gruppi di clienti.

Quindi sotto con le ultime interviste, le visite al mercato e nei campi. Poi il 5 c’è stata anche la capatina dei donors del progetto a Gwembe. Direi che sono rimasti soddisfatti, avendo sfoggiato per l’occasione le scarpe della laurea e una parlatina degna di Cicerone.

Il weekend prima, 2-4 febbraio sono ritornato a Livingstone per far vedere a Saskia le cascate. Mai occasione fu più propizia: abbiamo avuto la possibilità di vedere le cascate di notte con la luna piena. Un’esperienza al limite del descrivibile. Immaginate di essere davanti alle cascate più grandi del mondo (in larghezza, quanto meno) e attraverso la foresta vedere un arcobaleno di luna. Non sono un grande narratore, quindi non mi dilungo sul come mi sono sentito in quei momenti. Sappiate solo che è stato un momento quasi magico.
Ritornati in noi, abbiamo visitato un po’ Livingstone in compagnia della combriccola che ci eravamo portati appresso (la Land Cruiser può ospitare fino a 13 persone): Matongo, mitico DJ di Radio Chikuni; Rob, il volontario inglese della parrocchia; Monja, volontaria CeLIM a Lusaka, Davide, servizio civile CeLIM a Monze.

Poi appunto ritorno a Gwembe-Chikuni e Saskia è tornata in Germania il 10 febbraio.
Cosa fare per far passare la malinconia se non lavorare? Ragazzi, non credo di essermi così divertito lavorando in vita mia. Mi perdoni Ornella e i miei (pochi) altri datori di lavoro, ma dirigere un ufficio in Africa può vederti di fronte e incompetenze pazzesche dei dipendenti, ma nel mio caso lo staff che sto a mano a mano scegliendo mi crea ogni giorno di più delle grandi soddisfazioni. E poi ci sono delle situazioni paradossali che in Europa e negli Stati Uniti non credo succederebbero mai: Wilson un giorno è andato in “città” (Monze, brutta cittadina lungo la strada Livingstone-Lusaka, qui dicono: I go to town, avrà si è no 30000 abitanti, immaginatevi le altre cittadine-villaggi) per riscuotere i soldi che la compagnia per cui lavorava prima – Dunavant, multinazionale schifosa del cotone che affama i MIEI contadini – e non torna più. Mi chiama alle 19 dicendomi che è bloccato nel villaggio prima di Chikuni e che non c’è trasporto. Per di più è tardi, e lui dovrebbe arrivare fino a Lukonde, villaggio a 25 km da Gwembe, verso il lago. Cosa si fa? Per di più ho appena buttato la pasta e ho Matongo e Rob a cena. Con tristezza salto in macchina, dico a Rob di scolare la pasta in esattamente 10 minuti e poi vado a prendere Wilson. Ha dormito a casa mia, poi al mattino al lavoro insieme. Per la cronaca, la pasta era commestibile.
Oppure capita che Jester mi chieda se è possibile passare dal suo villaggio a prendere 50 kg di arachidi che deve vendere al mercato. Oppure mi chiedono dei prestiti per comprare un pollo, il pesce, l’olio. Immaginatevi che andate dal vostro capo e gli dite: Boss, mi presti 30 Euro che devo andare a pranzo, oppure, mi dai 20 Euro che devo fare la spesa.? E via dicendo.

Questa settimana abbiamo iniziato i training con le clienti nella sala riunioni della scuola. Potete vedere qualche foto. Non sono granché perché la mia macchina l’ho scordata a Lusaka.
Ovviamente il primo giorno alle 16, orario di inizio del meeting, i clienti presenti erano…0. Ricordandomi detti famosi detti sull’Africa: la riunione inizia quando tutti sono presenti, e terrorizzato di tornare a casa alle 20 e passa, ho iniziato al riunione con una semplice frase: chi non viene ai training o arriva sempre in ritardo non avrà i soldi. Terrorismo psicologico o meno, a fine settimana erano presenti alle 16 26 su 28 clienti. E chi arriva in ritardo piega il capo e sussurra: Bwana io cattivo….no dai! Però ogni tanto devo stare attento, qui ti trattano tutti con deferenza e alcuni anche con un misto di paura: cosa dirà il bianco?
Per farvi un esempio, l’altro giorno Eusebia, la mia donna di servizio ultra sessantenne, mi ha bruciato la moca. Manici fusi e disperazione del sottoscritto. Mi veniva quasi da piangere, e ora come lo faccio il caffè, pensavo, mi dovrò accontentare di quello solubile della Nestlè? Ma Eusebia, resasi conto di quello che aveva fatto, quasi non si mette a piangere anche lei. Sorry Tata (forma di rispetto che sta per padre, anche se io potrei essere almeno suo nipote) Sorry.
Mi sono sentito un mostro ed è toccato a me rincuorarla. Per fortuna ci ha pensato Brother McKinn, il gesuita tuttofare della parrocchia a crearmi un manico posticcio allungabile, tanto che la mia moca ora potrebbe essere fieramente esposta al MOMA di New York.

Il mio altro lavoratore è il mitico Spoon, che in questi giorni sta preparando il campo per le patate dolci e ha apenna finito di costruire, vicino alla buganvillea, il mio primo orto: dovrebbero crescere pomodori, zucchini, insalata, qualche spezia, cavolo.
Quando gli ho detto che in Europa pochi ormai hanno i campi e non si coltiva più, se non per grandi estensioni, mi ha chiesto: ma anche tu abiti in un villaggio? Come spiegargli che a Selvazzano non è che posso andare dietro casa, trovo un pezzo di terreno vuoto, e pianto grano e arachidi??

Mi sto un po’ troppo dilungando forse, ma anche queste sono nuove esperienze.
Vi lascio con una brevissima lista di alcuni nomi di PERSONE in Zambia, dove la fantasia al momento della nascita non manca.

Può essere che chiami il tecnico del telefono e ti rispondano: GHEDDAFI non c’è al momento. Oppure che il consulente del ministero dell’agricoltura sia niente popò dimeno che Mr. KISSINGER.
O che alla diocesi di Monze in ufficio vi accolga PACELLI in persona. Ma che dire del manager di una ditta di cotone, non poteva che chiamarsi JEANS, che vi pare.
C’è la signora PROSPERINA che ti vende i pomodori al mercato, o la cliente che di nome fa VENICE, ma chissà se sa cos’è o dov’è?
Poi se hai bisogno di una mano, a Gwembe è venuto ad abitare di recente il signor NOBEL, non uno qualunque.
Il giardiniero SPOON (cucchiaio) ha chiamato suo figlio PASCO, da Pasqua (ma in che lingua?), ignaro del fatto che io a Pasco ci abbia vissuto.
Il guardiano dell’ospedale non può che essere STAYWELL (star bene) di buon augurio per chi entra, oppure attraversi la strada e ti trovi tutto l’UNIVERSE davanti a te.
E che dire di LOVENESS (senza amore) o di SADNESS (tristezza). Che rapporto hanno avuto durante la vita con i genitori che con tanta gioia li avevano accolti?
Poi ci sono i nomi locali, come MATONGO (ritorno in un posto dove avevi già abitato) dovuto al fatto che i suoi si stavano spostando di casa.
E alla fine se avrai fatto confusione o magari non ti ricordi più nulla, c’è sempre MEMORY che potrebbe aiutarti.

E scusate per il ritardo nelle comunicazioni. Chiedo venia (o chiedo di VENIA?).

Un bacio e alla prossima.

3 comments:

Anonymous said...

uelllàààà Marco!

ti seguo, con amicizia

PAolo(ne), quello brescianone

Anonymous said...

caro marcone, mi pare che in zambia la viat sia niente male! per questo verremo e per l'occasione non desertificare tutto per muoverci a compassione. Te la stai godendo un mondo, confessalo!!
mamma

Bek said...

Ciao Marco!!!!
Oggi la mia domanda è: visto che stai in posti così magnifici... perchè lasci un po' stare il fantacalcio? dai che questo è il mio anno! se vinco vengo a trovarti! hehe
Un abbraccio
Ciao,
Stef