Friday, November 17, 2006

Chi non lavora non fa...

Questa settimana finalmente si è iniziato a lavorare.
Non che fossi triste di fare un po’ il turista, ma ho voglia veramente di essere operativo e poi Lusaka non è la città ideale per andare in giro e guardarsi attorno ammirando la bellezza dei monumenti. Molti alberi e verde, anche se essendo la stagione delle piogge appena cominciata, la terra è ancora molto rossa e secca e se c’è vento, le strade sono invase dalla polvere. Per il resto una città bruttina, non come Milano, ma va bene.
Lunedì mattina ho dunque preso servizio come “stagista” nell’ufficio del CeLIM di Siavonga. Fino al 24 sarò affiancato ad Enrico e al suo staff per apprendere un po’ di segreti di come far funzionare in modo efficiente e produttivo un progetto di microcredito.
Quindi sedute di principi di contabilità, partita doppia, libri giornali, tutte cose che avevo di sfuggita annusato nello studio della commercialista dove ho lavorato fino a qualche tempo fa, ma che non mi sarei immaginato di ritrovarmi davanti in Africa.
Intanto ho potuto apprezzare il mio compagno di casa Enrico, un tipo molto molto in gamba con cui ci troviamo d’accordo e non mi sembra affatto di conoscerlo da solo una settimana. E dotato di una pazienza notevole, poveraccio.
Normalmente in questi giorni la mia giornata tipo è così ordinata:
ore 7.10: sveglia. Penso che poi sarà il caso di svegliarsi anche prima, anche perché il primissimo mattino è uno dei pochissimi momenti freschi della giornata. Enrico si sveglia verso 6.30, ma per me è ancora presto (non nel senso dell’ora, ma me la prendo ancora con un minimo di calma, devo abituarmi al fuso orario etc. Ma è meglio che inizi ad abituarmi a fasi all’idea di spegnere la luce alle 22 e riaccenderla alle 6…)
ore 8.00: entrata trionfale in ufficio dopo doccia e colazione spartana.
Ore 8.01: controllo ordine del giorno e lista della spesa con Enrico. Lista della spesa nel senso di lista delle cose che ci siamo ripromessi di fare in queste due settimane.
Ore 9.00: pausa per bere, che si ripete con scadenze variabili tra i 20 e 30 minuti.
Ore 13: pausa pranzo, con invariabilmente pasta cucinata una mezz’ora prima dalla donna che si occupa un po’ delle faccende di casa. Tanto fa così caldo che potrebbe stare lì per un ora e mezza e rimane a temperatura appena scolata.
Ore 13.30: pennica d’obbligo. Di solito non c’è problema per risvegliarsi a parte oggi che, nonostante la sveglia ed Enrico che mi scuotesse, ho continuato imperterrito a dormire. Cosa avreste fatto voi dopo una mattina a provare a capire cosa è il capitale netto, il dare e avere dei costi e ricavi etc? è già un miracolo che ho dormito solo un’ora!
Ore 14.00: ripresa lavorativa. Normalmente il pomeriggio vado a lavorare in campo, cioè mi metto dietro ai credit officer (cioè quelli che seguono i prestiti dati ai beneficiari del progetto) per i loro giri nei vari quartieri della cittadina. E qui incontriamo le persone più disparate: soprattutto donne intanto, che hanno i business più incredibili. Da chi fa le frittelle al mercato, a chi compra il frigo per metterci dentro le bibite e averle belle fresche, chi coltiva piante per gli alberghi, chi vende vestiti di seconda mano (che poi in italia sarebbero quanto bene di quarta).
L’altro giorno abbiamo avuto il racconto più bello da un signore: questo ci ha raccontato che suo padre, agricoltore, aveva 8 mogli. Ovviamente abitava in una casa grande che poteva ospitare tutta la famiglia. Anche perché il padre ha procreato 39 figliuoli/figliuole. Lui era il 5°, e come ci ha detto si sentiva un privilegiato per essere tra quelli nati prima. Poi purtroppo, il padre è morto. E al funerale oltre ai figli rimasti vivi c’erano alcuni dei suoi 99 nipoti. Il giorno dopo il funerale è nato il 100esimo. E io, Enrico, lui ci siamo chiesti: ma come ha fatto a reggere 8 mogli, almeno una ventina di figlie e il resto di nipoti, nuore etc.? Infatti lui ci ha detto: ho una moglie, la amo, mi basta. Pragmatico.
Ore 17.00: Fine del lavoro in ufficio e continuazione del personal training con Enrico.
Ore 18.30: Doccia rinfrescante, con acqua tiepida, perché l’acqua fredda non esiste, nel senso che i tubi si riscaldano così tanto che l’acqua si scalda nel tragitto dal serbatoio al getto.
Ore 20.30: cena. Enrico ha fatto il cuoco per anni in un ristorante milanese, così abbiamo trovato un compromesso: io metto le birre in frigo, le apro, apparecchio, taglio il grana, lui alle volte cucina. E così continua la tradizione iniziata con Claudia in Svezia. Come farò poi a Chikuni che sono ad solo?
Ore 21.00: TG1. Dal satellite ci vediamo le beghe di Prodi, e menate varie. L’Italia, ci spiace, non ci manca.
Ore 22.00: varie ed eventuali. L’Inter, le partite dell’Italia, qualche libro, chacchere da uomini etc.
Generalmente collassiamo catatonici a letto prima di realizzare cosa vorremo fare.
Domani proviamo a passare il confine e ad andare in Zimbabwe.
Se sentite di due bianchi che sono stati attaccati dai cannibali e mangiati dopo essere stati scaldati nel pentolone...potremmo essere noi.

Saludos

2 comments:

mariomoro said...

Caro Marco,
prima una riflessione sul primo messaggio di avvio del blog. Gli indirizzi, a parte i parenti, sono per il 70% di figure femminili. Leggo dell'"altra metà cielo", ma tu hai spostato i confini........
Ho assaporato le tue prime impressioni d'Africa e sul come quadrare i conti: se ti interessa posso spedirti qualche documento sulla tenuta contabile dei bilanci; ti conviene imparare da Enrico la prassi della rendicontazione voluta dal MAE. Sembrano procedure sterili (e lo sono!) però guardate dal lato africano del termine sono di una efficacia unica. La cooperazione, dopo il cuore, passa attraveso le carte.
Per il resto penso al caldo, ai colori ed ai suoni che descrivi. Sorrido per il cibo, quando si ha fame tutto ha un gusto diverso. E' il principio dell'essenza delle cose.
Poi arriva l'Africa.
Un abbraccio
Mario (y lilly)

P.S.: stasera pizzoccheri.

Yle said...

Io faccio parte del 70% delle donne destinatarie dell'indirizzo del blog..
Anch'io faccio mie le tue considerazioni sull'Africa e se continuo così sarò la prima persona ad avere il mal d'Africa pur non essendoci mai stata! Esiste il mal d'Africa causato dal Blog?
Devo dire che tra il freddo di San Pietroburgo ed il caldo africano non faccio tanta fatica a scegliere..Ma questa volta ho seguito i tuoi consigli e mi sono coperta bene (comprese le orecchie!!!)Nessuna notizia di bianchi scomparsi in quel tra Zambia e Zimbawe quindi aspetto notizie della gita "fuori porta"..
Io stasera risottino al radicchio trevigiano ed un buon bicchiere (speriamo me ne basti uno) di rosso!.. Niente però a confronto dei sapori che stai vivendo tu..