Saturday, December 02, 2006

Sono vivo!


















1)Termiti!Mmhhh buone crunch crunch
2) Uno dei luoghi di lavoro...eh si....
3) Overland!
4) relax ogni tanto....
5) La scritta sulla Toyota dice: solo 6 passesggeri...come solo?





Ore 22.21 del 7 dicembre . Latitudine boh. Temperatura dell’aria 30 gradi. Calma piatta.
sono seduto nella mia macchina, una land cruiser tipo quelle bianche modello ambulanza. Sono connesso wireless con il server di radio chikuni, e mi trovo nel cortile dellla parrocchia.
deve essere una scena un po' buffa: un uomo bianco nel mezzo dell'africa che scrive al portatile in una 4x4!
Ma andiamo con ordine.
Ci eravamo lasciati venerdì che era il mio ultimo giorno del mio training a Siavonga.
Sabato mattina la partenza era fissata per le ore 6. Io ed Enrico abbiamo caricato in macchina le valigie e 2 suore. Una zambiana e una indiana. 2 donne di una bruttezza rara, ma per fortuna poco loquaci , in maniera tale che ho potuto fare il viaggio dormicchiando e ingoiando la polvere dei camion che occupavano la pista polverosa.
Il paesaggio per un buon 100 km è solo terra rossa e cespugli, qualche albero emerge dalla boscaglia ogni tanto. E’ iniziata la stagione delle piogge, quindi il paesaggio nel giro di una decina di giorni si è riempito di verde a perdita d’occhio.
Ogni tanto qualche timido venditore tenta di catturare la tua attenzione con qualche frutto, una pietra strana o una pelle di serpente secca da appendere come trofeo sullo stipite della porta.
Arrivati a Lusaka, la mattina del sabato è stata buttata attendendo che la suora riparasse una macchina da cucire antidiluviana. 2 ore e mezza ad aspettare, chiusi nella macchina in un quartiere poco rassicurante di Lusaka con gruppi di ragazzotti locali che puntano i ricchi uomini bianchi e magari provano ad aprirgli la macchina. Un paio di jump dalla portiera per far loro capire che non siamo fessi e tutto si sistema.
Poi siamo andati al Dutch market, un mercatino che si tiene una volta al mese dove si può trovare un po’ di tutto, dai mobili ai cagnetti, dagli elefanti di ebano, ai prodotti fatti dai vari progetti di sviluppo sparsi sul territorio. La clientela è composta dall’80% da bianchi. Quindi ho fatto il pieno visivo di visi pallidi, che poi nei prossimi tempi ne vedrò ben pochi (per fortuna?).
Nel pomeriggio sono andato a prendere Pierpaolo, esperto-consulente della cooperazione, colui il quale aveva aperto ufficialmente il mio progetto in agosto. Un tipo molto tosto ed emiliano, quindi con un accento modenese in inglese da film.
Si è fermato una settimana per introdurmi un po’ la zona di lavoro e le persone che ha incontrato ad agosto-settembre.
La sera compleanno di Gianclaudio, il coordinatore-paese del CeLIM qui in Zambia. Bella cena all’aperto, molto italiana e con chiacchere piacevoli, dal muro di Israele alla crisi irakena. La cosa curiosa era che non c’era uno zambiano. Italiani, slovacchi, svedesi ma non un singolo nero, locale, africano….
E domenica, dopo una notte passata nella splendida guest house delle comboni sisters (ossia le suore comboniane) altra partenza alle 6 verso la tanto agognata Chikuni. Non vi dico come mi sentivo: emozionato, incuriosito, eccitato….
Per farla breve, arriviamo a Monze, la “città” prima del mio paese. Scarichiamo gli altri passeggeri, questa volta solo degli altri cooperanti italiani e partiamo. Dopo una decina di km Pierpaolo, che guidava, mi fa: allora adesso vedi quell’albero? Prendilo come punto di riferimento che da lì inizia la pista.
Pista? Non si diceva strada, oppssssssss e giù per una pista in terra battuta rossa che si addentra per qualche km nel bush. Il mio SUV sarà estremamente utile nei prossimi mesi.
E arriviamo a Chikuni. Siccome io sono nel compound della parrocchia, mi immaginavo una chiesa e due casette, di cui una la mia.
Ma essendo una missione di gesuiti….c’è la radio (www.radiochikuni.com) , cooperative che fanno pane, vegetali, allevamenti di mucche e maiali, il collegio femminile, quello maschile…c’è anche ogni tanto il cinema all’aperto nei villaggi!
Fremevo dalla voglia di arrivare a casa e buttarmi sul materasso e dire: GOOD MOOOOORNING CHIKUNI!
Ma nella vita non tutto va sempre secondo i piani. Infatti appena abbiamo varcato il cancello ha iniziato a diluviare. Allora io e Pierpaolo corriamo davanti a casa e mettiamo la chiave nella toppa. Non gira! La porta ha la serratura e due lucchetti. I due lucchetti si aprono ma la chiave non gira
Proviamo la porta dietro. Gira ma non si apre. E le chiavi le ha la donna delle pulizie. Allora andiamo in cerca di Eusebia, la donna delle pulizie-cuoca.
Sempre sotto la pioggia riproviamo. Forse, pensiamo le chiavi sono state invertite. Nulla.
Allora con un ultimo sforzo riproviamo e la chiave della porta davanti si apre. Non era stata mai oliata probabilmente.
E la porta dietro? Nel tentativo di aprirla, la serratura era stata come forzata ed ora era incastrata.
Quindi, dopo esserci asciugati, abbiamo dovuto anche scassinare la porta. Ovviamente c’erano degli attrezzi in casa, ma ci si è dovuti comunque arrangiare in modo artigianale. Pierpaolo, molto più pratico di me, solito intellettuale pantofolaio, alla fine ce l’ha fatta e la porta è anche stata in piedi.
Poi finalmente abbiamo iniziato un po’ a lavorare la sera abbiamo deciso di andare a mangiare “fuori”. L’unico posto di Chikuni che può assurgere al titolo di ristorante è la mitica “Yellow House”. Avete presente le bettole del far west pieni di cowboy, ubriachi e battone? Ecco, lasciate solo gli ubriachi e dimenticate il saloon per accontentarvi di una stanza maleodorante dove gli insetti sono più degli esseri umani e avrete il Pub della città. L’unico ristorante al mondo che devi chiamare in anticipo, non per prenotate il tavolo (c’è ne sta uno!), ma per ordinare il cibo vero e proprio, che altrimenti arrivi e hanno solo un paio di birre. Ed è quello che noi abbiamo fatto. Pierpaolo aveva il numero della signora e ci siamo accordati per un pollo con inshima (spelling sbagliato credo) che è la polenta locale.
Arriviamo, ci sediamo, due birre e poi: “Where is the food?” domandiamo. “Which food?” risponde sorpresa Mrs Daka, la padrona cicciotta e ridolona. Insomma, Pierpaolo non aveva telefonato alla persona sbagliata, una locandiera di Livingstone, città situata presso le cascate Vittoria? Che infatti aveva messo a cuocere un pollo e c’era anche una bottiglia in frigo, ma 300 km più a sud. Prendendola all’africana, cioè ridendoci su e facendo una telefonata riparatoria di scuse, abbiamo alla fine ordinato il pollo. Fatto arrosto nel barbecue davanti a casa: tempo di preparazione 1 ora e mezza e tre birre. A letto esausti ma sazi.
E il lunedì inizia la settimana di fuoco: un corso di cooperazione condensato.
Lunedì speso in presentazioni. Vado a conoscere quelli con cui dovrò collaborare/lavorare. Siccome la mia controparte locale è la diocesi, ovviamente visita dal vescovo e sottoposti.
E la settimana è volata via. Sveglia tra le 6 e le 6.30, a letto presto, ma non troppo perché la sera si lavorava. Uniche distrazioni: qualche lavoretto in casa; un giro/visita al mitico villaggio di Chipepo, località che farebbe invidia a qualche angolino del lago di Como: niente Clooney, ma camionisti mezzi nudi che lavano il camion nel lago, pesce a 1 euro al chilo, spiaggia chiamata Miami Beach: lunga e bianca, peccato che non si possa fare il bagno per paura di qualche malattia strana (la Bilarzia, ad esempio) o di qualche ippopotamo o coccodrillo; oppure una cena a base di funghi e termiti! Eh si, ho chiesto alla donna delle pulizie di cucinarmi un po’ di termiti fritte e lei, come regalo, me ne ha portate un sacchetto pieno. Vi dico, non sono male, affumicate ricordano i gamberetti, a parte le alucce, le zampine….ahahhahah….mi sento Hannibal the Cannibal.
E comunque passate di qui. Ho un bel giardino, il campo a fianco dove Spoon, il giardiniere/mezzadro, si occupa della coltivazione di arachidi: io compro semi e fornisco il campo, lui coltiva e facciamo a metà col raccolto. Putto, il medioevo nel 2006! Il contratto non l’ho fatto io, ma Pierpaolo, ma avrò tante noccioline da mangiare. E la settimana si è conclusa sabato con un meritato tuffo in piscina, in lodge superfigo in mezzo ad un bosco dove ci sono antilopi e altri animali. E costava pochissimo, si badi bene.
Eh si, si sopravvive come si può.
Ah, vi lascio il mio cellulare, nel caso in cui vogliate chiamarmi (messaggi non posso riceverli): 0026099342254 e il mio indirizzo: Marco Ferrarini c/o Celim Project, P.O. Box 41, Gwembe, Zambia.
Un bacione e fatevi sentire

1 comment:

Yle said...

Beh mi sembra il modo più rapido ed efficace per augurarti BUON NATALE!